Jens Weidmann, governatore della Bundesbank, ha parlato martedì scorso a Roma all’ambasciata tedesca. Un Tedesco che parla in un luogo “tedesco” non ha mai toni concilianti verso il Sud Europa, ma Weidmann in realtà non li avrebbe neanche di fronte ad un bambino disperato (se del Sud Europa).
I giornali scrivono che Weidmann ha voluto rendere omaggio all’Italia aprendo il discorso con una citazione di Antonio Padoa Schioppa, ma è difficile vedere in questa citazione un omaggio, sicuramente di più una minaccia:
L’unione monetaria non può tornare indietro.
Il più rigorista dei sostenitori dell’austerità è un uomo d’altri tempi, nel senso letterale del termine; un uomo che rigetta la ricerca economica come il vampiro si allontana dalla fonte di luce. La sua strenua difesa dell’ortodossia del rigore rifiuta di accettare che è la Terra a girare intorno al Sole:
Il debito pubblico è nocivo in tutte le sue forme, soprattutto quando le banche centrali sono spinte a garantire la solvibilità degli Stati invece della stabilità dei prezzi.
Non potendo dire che le banche centrali possono garantire tecnicamente la solvibilità degli Stati ed evitare gli inutili sacrifici, afferma che va evitato di spingere la BCE a garantire la solvibilità degli Stati, cioè va evitata la scelta politica.
Ma non solo va impedito che la BCE garantisca il debito pubblico degli Stati dell’Eurozona: va tolto alla vista dei governi tutto ciò che può sembrare loro un salvagente di salvezza, per costringerli ad annaspare nel mare dell’austerità:
“Le banche spesso detengono titoli del proprio Stato per un valore superiore al totale del capitale proprio. Va inserito un tetto, questo costringerebbe i mercati a considerare maggiormente i diversi profili di rischio dei singoli Stati. Paesi che nel lungo periodo non perseguono politiche sostenibili dovrebbero accollarsi premi di rischio crescenti.”
Secondo Weidmann c’è un trattamento “privilegiato” concesso agli Stati che si finanziano tramite i Titoli di Stato che hanno ora tassi bassi. Gli Stati devono essere lasciati completamente nelle mani dei mercati ad alto rischio.
Scopriamo poi che, agli occhi del banchiere tedesco, la Commissione europea è fin troppo permissiva. Ohibò, evidentemente non si è mai abbastanza cattivi:
“Nell’Unione europea serve una nuova Autorità di vigilanza sui bilanci, più rigorosa. Perché attualmente il compito è ricoperto dalla Commissione Ue in maniera ‘conflittuale’ e scendendo continuamente a compromessi.”
Se il destino a cui hanno abbandonato la Grecia è un compromesso, non osiamo pensare a cosa abbia in mente Weidmann.
La soluzione?
Una integrazione politica per rendere più robusta l’unione monetaria
che implica la cessione totale della sovranità. Il che risolverebbe agli occhi di Weidmann quei fastidiosi e recalcitranti politici che fanno finta di fare i ribelli prima di attuare le prescrizioni europee. Il riferimento che fa è proprio verso Matteo Renzi:
“L’anno scorso, in occasione della presentazione del bilancio italiano, ha dichiarato che la politica fiscale italiana viene fatta in Italia e che l’Italia non permette che essa venga dettata dai burocrati di Bruxelles. In una unione fiscale questo cambierebbe.”
Mani libere ai tecnocrati.
Il Sole 24 Ore riporta un commento del banchiere centrale tedesco:
Se la BCE dovesse distribuire soldi ai cittadini, avremmo un buco nei conti della BCE che non sapremmo come chiudere.
Weidmann è piuttosto allergico al progresso della conoscenza, e fa fatica a portare a termine il ragionamento per il quale una Banca Centrale è sempre solvibile dato che crea moneta. Non è il problema, è la soluzione.
Richiudete le finestre, non sia mai che entri un raggio di sole nella stanza buia dell’austerità e del fanatismo dell’eurozona. Un raggio di luce potrebbe dissolvere i fantasmi delle false credenze di Weidmann.