Qualche giorno fa è apparsa sul Sole 24 Ore la notizia che Gli spagnoli sono diventati più ricchi degli italiani.
Il giornalista indica in questi elementi i fattori decisivi per il sorpasso spagnolo:
- investimenti in termini di infrastrutture,
- maggiore apertura ai capitali internazionali,
- superamento della scarsa produttività e dell’invecchiamento demografico,
- alleggerimento della burocrazia,
- mercato del lavoro più flessibile.
Secondo questa interpretazione, il governo di Madrid avrebbe dato alla crisi una risposta più convincente di quella di Roma. È realmente così oppure è stato riportato come notizia un “dato di fatto” senza alcuna analisi?
L’ordine di arrivo al fotofinish di questa particolare corsa vede i cittadini spagnoli davanti a quelli italiani. Ma per quale premio stanno gareggiando?
Saldi settoriali: un confronto tra lo stato economico della Spagna e dell’Italia
I saldi settoriali ci spiegano che quando il settore privato (famiglie e imprese) si arricchisce, allora almeno uno degli altri due settori, ovvero il settore governativo e il settore estero, devono registrare un saldo negativo tra entrate e uscite.
Vediamo la situazione spagnola e paragoniamola a quella italiana.
Il primo grafico rappresenta l’andamento del rapporto deficit/PIL dei due Paesi, il secondo fotografa l’andamento delle rispettive bilance commerciali.
Dal 2008 la Spagna, al contrario dell’Italia, ha aumentato in modo considerevole la spesa in deficit e dal 2011 ha invertito la bilancia commerciale, orientandola all’export.
In sintesi, nel raffronto tra Spagna e Italia questo significa che a partire dal 2008 il saldo positivo del settore privato spagnolo è stato, in percentuale rispetto al PIL, più del doppio rispetto a quello italiano.
In termini concreti, in cosa si è tradotto questo saldo positivo? Osserviamo l’andamento del tasso di disoccupazione spagnolo, che negli ultimi 5 anni è sceso dal 27% del 2013 all’attuale 17%.
I termini assoluti equivale ad una riduzione di circa 1,5 milioni di disoccupati, passati dai 4,8 milioni del 2013 agli attuali 3,3 milioni.
Quindi: abbiamo registrato che il settore privato ha aumentato la sua ricchezza e che gli occupati sono aumentati, ma restando, sia in percentuale che in assoluto, in numero superiore ai disoccupati italiani (tasso di disoccupazione all’11%, con circa 3 milioni di disoccupati). Più ricchi degli Italiani ma più disoccupati?
Se è vero, come dice il Sole 24 Ore, che gli Spagnoli sono diventati più ricchi, dovremmo ritrovare la stessa crescita in termini di ricchezza nella paga oraria di chi lavora.
Non è così. La paga oraria media in Spagna è di fatto schiacciata e mantenuta allo stesso valore dal 2010 in poi. La crescita della ricchezza in Spagna non ha sicuramente coinvolto i lavoratori spagnoli.
Analisi sulla ricchezza. Spagnoli più ricchi? Solo alcuni
Non ha avuto lo stesso clamore della notizia del sorpasso spagnolo nei confronti dell’Italia, ma nei mesi scorsi un’altra notizia, targata Eurostat, era appresa sui giornali e riguardava il rischio povertà dei cittadini italiani e spagnoli.
Il dato sulla povertà dovrebbe andare di pari passo con quello sulla ricchezza: se la ricchezza aumenta, dovrebbe ridursi il numero delle persone a rischio di povertà o esclusione sociale.
Eurostat considera a rischio di povertà o esclusione sociale chi appartiene a una di queste categorie:
- ha un reddito inferiore all’equivalente del 60% del reddito medio nazionale,
- fa parte di un nucleo familiare con intensità lavorativa molto bassa,
- vive in una grave deprivazione materiale.
Per quanto riguarda i dati Eurostat, che fanno riferimento alla categoria reddito inferiore all’equivalente del 60% del reddito medio nazionale, abbiamo quanto segue:
Sia in Italia sia in Spagna, il tasso di povertà cresce. I redditi continuano a peggiorare e, con essi, le condizioni di un numero di lavoratori sempre più grande.
Di fronte a un’analisi di taglio macroeconomico, il titolo del quotidiano economico risulta alquanto riduttivo. La Spagna ha sicuramente aumentato il suo reddito complessivo, ricorrendo sia a una maggiore spesa in deficit sia a un’economia di esportazione, ma NON a vantaggio dei cittadini, bensì della grande industria spagnola orientata all’esportazione.
È di fatto una ricchezza accumulata nelle mani di pochi, mentre i molti lavoratori vedono peggiorare le loro condizioni. Siamo purtroppo sempre davanti alla media del pollo, dove uno lo mangia tutto e l’altro non ne mangia nulla, ma mediamente hanno mangiato mezzo pollo a testa.
Il secondo punto che l’analisi fa emergere è che il partito dell’austerità europea è disposto ad accettare lo sforamento del fatidico (e stupido) limite del 3% purché, allo stesso tempo, si esegua la distruzione dello Stato sociale e delle tutele dei lavoratori.
Una corsa. All’indietro
La vera corsa a cui stiamo assistendo tra il governo spagnolo e quello governo italiano è a chi riesce prima nella distruzione dello Stato sociale. Ed è una gara che va fermata. In questo caso, purtroppo, gli Spagnoli corrono più veloci degli Italiani verso la loro distruzione, ed è dunque una corsa all’indietro.
Leggilo anche in spagnolo. Traduzione a cura di Red MMT España
Ma quando la smetteranno di dire bugie questi media? Se anche i dati macroeconomici non vengono letti con competenza neppure da un giornale di tipo economico_politico e vengono falsati, allora sta a significare che questi signori del malefico pensiero unico neoliberista (Sole 24, Repubblica, Corriere ecc. ecc. ecc.) sono molto ma molto peggio della cosiddetta frenesia polpulista di cui ci accusano.