Quasi un anno fa avevamo scritto in questo articolo sui motivi che avevano portato il governo Renzi al decreto di riforma delle Banche Popolari.
Dopo la tempesta abbattutasi sul governo con la vittoria del NO alla proposta di riforma costituzionale, è arrivato un altro NO, anzi altri 3!
I primi due risalgono al 3 dicembre e sono contenuti nella decisione del Consiglio di Stato di sospendere la circolare della Banca d’Italia attuativa della riforma. La circolare riguardava il diritto di recesso per i soci e la facoltà concessa alle banche, su autorizzazione Banca d’Italia, di sospendere tale diritto sine die o di rimborsare i soci solo in parte nel caso in cui il pagamento andasse a indebolire i patrimoni delle banche, cioè sempre! Tra l’altro, la circolare attribuiva alla Banca d’Italia un potere di delegificazione che non ha, in barba alle norme del codice civile.
Il terzo NO infine è arrivato a metà dicembre quando il Consiglio di Stato ha trasmesso alla Corte Costituzionale l’ordinanza con cui solleva dubbi di legittimità anche sull’utilizzo del decreto legge. La Consulta infatti dovrà verificare la reale presenza della necessità e dell’urgenza che consentono di agire per decreto. Se la Corte Costituzionale dovesse accogliere questo rilievo, potrebbe saltare l’intera riforma sulle Popolari.
Il presidente dell’Associazione Nazionale fra le banche popolari (Assopopolari) Sforza Fogliani, ha definito quest’ultima ordinanza “un atto di accusa preciso e impietoso” verso l’operato del governo.
Il decreto rappresenta solo un tassello dell’intera politica economica del governo basata su scelte neoliberiste e orientata all’esportazione. Il decreto infatti costituiva un passo importante nella direzione della modifica del sistema bancario italiano e del modo con cui si vuole fare banca.
Le banche popolari rappresentano un bottino appetitoso agli occhi dei grandi gruppi bancari sostenitori dell’industria di esportazione. Inoltre il decreto intende scardinare il radicamento delle banche al territorio mortificandone il ruolo svolto sino ad oggi di supporto allo sviluppo delle PMI. Anche se le ordinanze non colpiscono questi aspetti di principio, le sentenze della Corte Costituzionale potrebbero comunque far vacillare l’intera riforma delle banche popolari.
Ma questo al governo, probabilmente a causa della fretta di agire, era sfuggito!