Il Commento

Se non ti è bastato il caso greco, ecco il tuo futuro: nero su bianco.

Ieri è stato presentato il documento che sintetizza il nuovo governo della moneta unica elaborato da M. Draghi (Bce), J. C. Juncker (Commissione UE), D. Tusk (Consiglio Europeo), J. Dijsselbloem (Consiglio Europeo), M. Schulz (Parlamento Europeo). Qui il link al documento.

Stiamo parlando di persone che lavorano per l’esclusivo interesse dei mercati finanziari e che hanno un DNA modificato con cromosomi di ideologia tedesca.

La stampa lo definisce un ammodernamento dell’euro, ma vanno fatte le giuste distinzioni: la doccia è stata un’innovazione di modernità che ha migliorato la qualità di vita delle persone, l’euro no.

Lo strumento principale di questo ammodernamento è quello delle quattro Unioni: Unione Economica, Unione Finanziaria, Unione Fiscale e Unione Politica. Così i cinque sintetizzano l’obiettivo finale:

Quando le tappe precedenti saranno completate l’eurozona sarà stabile, prospera e attrattiva per gli altri paesi che volessero entrarci.

Una minaccia più che un obiettivo.

Si parla di due fasi: la prima è quella della “manutenzione dell’euro senza cambiare i trattati” va da luglio 2015 al giugno 2017, la seconda, che può prevedere una revisione dei trattati, si chiuderà invece nel 2025.

Uno dei primi “ammodernamenti” è l’ulteriore perdita di sovranità degli Stati

I governi dovranno accettare una crescente condivisione delle decisioni sui loro bilanci e sulle loro politiche economiche. Un successo nella convergenza economica e nell’integrazione finanziaria apre la strada ad alcuni gradi di condivisione dei rischi.

La UE sa cosa è bene per te e per il tuo bene istituirà il System of Competitiveness Authorities, un’autorità indipendente, presente in ogni Stato, che controllerà che

i salari evolvano in linea con la produttività e valutare i progressi delle riforme.

Ovvero per essere competitivo devi avere un salario più basso.

Le valutazioni dell’Unione Europea sui deficit eccessivi o sugli squilibri macroeconomici determineranno se commissariare o no i singoli Stati (sono previste anche sanzioni) per costringerli a fare le riforme impopolari. Se volessimo fare un po’ di ironia potremmo dire che è un primo passo in avanti verso una maggiore democraticità: prima i tecnocrati procedevano con i colpi di Stato finanziari per sostituire i governi riottosi con governi amici. D’ora in poi obbligheranno i governi in carica.

Non vengono messi in discussione i parametri attuali di rigore dei conti: austerità era e austerità sarà. Per ribadire il concetto si sottolinea che

Il Patto di Stabilità resta l’ancora per la stabilità e la fiducia nelle nostre regole di bilancio.

Per dare un colpo al cerchio e l’altro alla botte è stato previsto che in caso di accumulo di surplus di bilancio la Germania sarà obbligata a stimolare la domanda interna.

Chi farà le riforme potrà accedere a un nuovo bilancio comune della zona euro che aiuterà i governi a contrastare la disoccupazione. Ricapitoliamo: se fai le riforme, che abbassano i salari e deprimono i consumi e causano disoccupazione, puoi accedere a un fondo antidisoccupazione (che però non è finanziato dalla BCE).

Il tema dell’indipendenza di tutte le autorità alle quali viene data la responsabilità di valutare l’operato dei governi è ricorrente. L’European Fiscal Board darà una valutazione indipendente sulla qualità dei bilanci nazionali. Ma si tratta di autorità indipendente da cosa? Dalla politica, dal consenso popolare, dalla pressione democratica degli elettori (ma non da quella delle lobbies).

Il nodo è sempre quello: non si può far finta di interpretare il ruolo del rivoluzionario antiausterità per poi accettare queste regole e restare dentro il sistema euro. Vale per Tsipras come per i politici italiani che si dicono progressisti e democratici.


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