Il Commento

Anche se non hai una catena non significa che non sei schiavo

Diventare schiavo per un debito non pagato era legge nell’antica Roma. Oggi una cosa del genere sarebbe inimmaginabile. Eppure il progresso umano e tecnologico ha modificato solamente il come questo può avvenire ma non il fatto che avvenga. È solo una questione di nuovi strumenti. Politici e economisti, cultori dell’austerità, ci dicono una frase per costringerci ad accettare la condizione di schiavitù: non ci sono soldi! Con questa frase hanno obbligato i lavoratori ad indebitarsi con le assicurazioni private per riacquistare un diritto che già avevano, quello della pensione. Così come quegli studenti a cui viene gratuitamente concessa una carta di debito con cui pagare gli studi; loro diventeranno schiavi dell’impegno di restituire i soldi che lo Stato potrebbe emettere e spendere per garantire il diritto allo studio, sancito dalla nostra Costituzione. Nulla di nuovo. Abbiamo sostituito le catene con le menzogne.

Però l’evoluzione criminale della mente dell’uomo non si è fermata qui. Ha fatto di peggio. Ha pensato che la stessa cosa potesse essere fatta con gli Stati spogliandoli della loro sovranità. Sottraendo allo Stato la facoltà di monopolista dell’emissione della valuta e facendolo diventare un mero utilizzatore della valuta, le istituzioni europee costringono gli Stati dell’Eurozona ad indebitarsi con altri soggetti, come i mercati finanziari. Uno Stato debole accresce le pretese dei mercati: riforme, privatizzazioni degli asset pubblici, tagli. Nella nobile Europa, gli Stati sono costretti a vendere i loro beni per ripagare questo debito oppure sono costretti a cedere la gestione di servizi fondamentali per i propri cittadini come ad esempio l’acqua. Il ritorno alla schiavitù non è mai stato così vicino.

 

Articolo pubblicato su Cagliaripad.it il 19 dicembre 2016


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